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Leggendo un testo di Rudolf Laban “L’arte del movimento” mi sono imbattuta in questa frase:
“Dietro la cooperazione tra pubblico e attore c’è più del divertimento di osservare la miseria umana o la follia dell’uomo con un occhio che ride e l’altro che piange. Il teatro non riflette solo il mondo quotidiano delle nostre sofferenze e delle nostre gioie. Il teatro offre uno spaccato del laboratorio in cui si forgia la capacità umana di riflettere e agire”.
Questa semplice frase in questi tempi difficili, mi ha confortata.
Siamo ormai da più di un anno classificati come bene di cui si può fare a meno, non siamo di prima necessità. E allora ti fai delle domande, inizi a chiederti che senso ha fare teatro? E imperterrita vai avanti, cerchi degli spiragli di luce e quando questi arrivano, immediatamente qualcuno chiude la porta e tu ritorni al buio. Fare del teatro la tua vita significa entrare in un mondo parallelo, in un altro tempo, in un altro spazio in cui i rumori del mondo reale arrivano come attutiti. Anche se tu lavori per segnarlo, per inciderlo, quel mondo là fuori. Che ti aspetta con la sua bocca spalancata, i suoi colori vivaci, la sua parlantina veloce e implacabile che può dire sì o no.
E allora, come Alice con il biscotto, quel mondo là fuori lo morsichi a pezzettini, ogni tanto, ma poi hai bisogno di rifugiarti di nuovo nel tuo mondo: quello delle luci soffuse, delle storie, dei grandi personaggi, della musica da ballare, del legno da lavorare e da dipingere. Quel mondo da cui continuamente nascono altri mondi.
Il teatro è una sorta di buco della serratura da cui si possono intravedere storie nuove, mai viste o già sentite, ma raccontate in un modo diverso.
Teatro è dire: questa cosa non la sapevo.
Teatro è incuriosire e travolgere l’altro con continue nuove domande.
Teatro è conoscenza, stupore e illusione.
Teatro è anche sudore, devozione, umiltà.
Fare teatro significa imparare continuamente dai propri errori, da altri, da ciò che prima non si sapeva e improvvisamente si apprende.
Teatro è continuare a mettersi in gioco, spronarsi; è schegge nelle dita e sudore sulla fronte; è un nuovo costume da abitare e una nuova maschera da far parlare.
Teatro è vita e allora, in un periodo in cui la morte quotidianamente fa notizia, come possiamo fare a meno del teatro?
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